Rinascimento Marchigiano - A cura di Stefano Papetti e Pierluigi Moriconi
Palazzo del Duca e Palazzetto Baviera
Piazza del Duca
Senigallia (AN)
16 ottobre 2020 | 31 gennaio 2020
Rinascimento Marchigiano
Opere d'arte restaurate dai luoghi del sisma
A cura di Stefano Papetti e Pierluigi Moriconi
Un corpus di cinquantuno opere che si scalano in un arco di tempo che dal XV secolo giunge sino al Novecento. Una sorta di antologia dell’arte marchigiana, che spazia dai rapporti con il mondo lagunare rappresentato dalle opere di Jacobello del Fiore per poi approdare alle novità del Rinascimento con il polittico di Giuliano Presutti e le opere di Cola dell’Amatrice. L’arte della Controriforma, seguendo le norme fissate dal Concilio di Trento e divulgate in ambito locale dal “Dialogo” del Gilio, è rappresentata dalle edificanti pale d’altare provenienti dalla chiesa delle Vergini di Macerata e dalle devote immagini commissionate a Roma dal celeberrimo archiatra di Innocenzo X e Alessandro VII, Giovanni Jacopo Baldini, che fece giungere ad Apiro anche tele di Vouet e di Ribera nonché alcuni preziosi argenti romani.
L’exploit artistico vissuto nelle Marche nel XVIII secolo, favorito da una positiva congiuntura economica determinata dalla istituzione del porto franco di Ancona, offrì numerose occasioni di lavoro tanto agli artisti locali quanto ai più insigni maestri attivi a Roma: grazie alla mediazione di influenti mecenati, appartenenti alle famiglie del patriziato. Giungeva da Roma nel 1732 una raffinata composizione del francese Étienne Parrocel recuperata proprio in occasione di questa mostra: legato alle Marche, regione di origine della moglie, il pittore seppe conquistarsi un ruolo di primo piano nel vivace e cosmopolita ambiente artistico romano, mescolando con accortezza i modelli di Sebastiano Conca con il cangiantismo cromatico rococò ed aderendo all’indirizzo stilistico prediletto dal cardinale Ottoboni.
Fra le sculture restaurate si segnalano tre scene di compianto (vesperbild) provenienti dai centri appenninici del Maceratese: si tratta di sculture caratterizzate da una intensa drammaticità di matrice nord europea e testimoniano la vasta diffusione di questo genere di opere che potevano essere facilmente trasportate anche a grande distanza in numerose chiese delle Marche. La datazione dei vesperbild, nonostante il persistente richiamo alla tradizione della plastica gotica, può datarsi tra la fine del XV secolo e l’inizio del XVI, nei decenni in cui tra Camerino e San Severino erano attivi valenti scultori specializzati nell’intaglio del legno. La mostra si chiude con la recuperata scultura in gesso raffigurante La schiava dell’artista Gaetano Orsolini, nato a Montegiorgio nel 1884 e scomparso a Torino nel 1954: fa parte di una cospicua serie di modelli e di medaglie conservate presso la sede comunale di Montegiorgio ed è stata seriamente danneggiata dalle scosse telluriche che l’hanno fatta cadere dal piedistallo. Secondo gli accordi presi con Anci Marche, le opere indicate dai proprietari sono state tutte restaurate presso laboratori attivi nell’ambito della regione e, per la prima volta, ogni intervento conservativo è stato preceduto da una accurata analisi diagnostica realizzata dallo spin-off A.R.T. & Co. di Unicam e dalla Scuola di Conservazione e Restauro dell’Università degli Studi di Urbino.
Grazie all’impegno del Comando Carabinieri Nucleo Tutela del Patrimonio Culturale delle Marche, diretto dal tenente colonnello Carmelo Grasso, e dei molti volontari, nei giorni immediatamente seguenti al sisma ed in occasione delle ricorrenti scosse del 2016-2017, sono state messe in salvo migliaia di opere d’arte mobili prevalentemente conservate in chiese, monasteri, piccole cappelle distribuite nella vasta area appenninica devastata dal terremoto: l’averle salvate portandole in luoghi sicuri e successivamente restaurate, non ha rappresentato soltanto una formidabile occasione per censire un patrimonio artistico capillarmente diffuso ma ha contribuito a mantenere alta la speranza e il senso comunitario per le popolazioni colpite dal sisma.
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