Coreografia, spazio Virgilio Sieni
Violoncello Mario Brunello
Pianoforte Maria Semeraro
Compagnia Virgilio Sieni: Jari Boldrini, Maurizio Giunti, Andrea Palumbo, Valentina Squarzoni, Linda Vinattieri
Musiche Pärt, Cage, Bach, Messiaen, Bosso
Luci Andrea Narese
Direzione tecnica Marco Cassini
Produzione
Centro Nazionale di produzione della danza Virgilio Sieni, Ravenna Festival, Opera Estate Festival Veneto
Settimane musicali di Stresa, Festival Internazionale
Da una lettera di Mario Brunello a Virgilio Sieni:
“…Ezio è stato un amico che mi ha lasciato un segno profondo. Una amicizia in cui la musica è stato il motivo di inizio, ma anche di fine, del nostro rapporto. A un certo punto la musica è come impazzita, ha iniziato a parlare una lingua sconosciuta ad ambedue, si è vestita di oro e brillantini e ha cominciato ad ammaliare, a cantare come le sirene, a suonare vorticosamente passando sopra tutto e tutti. Immancabilmente la parte debole esteriore ha avuto gioco facile, scontato.
Ci siamo scontrati, divisi e ognuno per la sua strada.
A distanza di dieci anni la Sonata “Roots”, del 2014 che Ezio ha scritto per me, mi manda un richiamo e penso quindi sia il momento di ritentare di farla sentire per quello che è, o per lo meno quello che io sento che è, con radici in Bach, Cage, Messiaen, Paert. Quella di Ezio è una musica pura, onesta, costruita con poche note, ma con un potenziale espressivo nascosto, una carica esplosiva incontenibile, che anche un semplice fiore a pochi petali può avere.”
Virgilio Sieni:
“Il danzare le musiche che hanno compenetrato il legame tra Mario e Ezio restituisce il senso dell’amore, talmente potente da far pensare al corpo come luce. Ecco allora che la danza subentra come gesto estremo, come forma d’amore che si crea dal sentirsi in vita. Le danze – duetti, quartetti, assoli – si tramandano la qualità tattile di uno spazio pensato come una spirale, un vortice appunto che, nascendo ogni volta dai dettagli del movimento, si unisce al tutto e viceversa. La natura animale di un corpo sensibile penso che attragga la luce, o meglio, assorbe alcuni bagliori che con chiaroveggenza si fanno largo nel tempo per depositarsi negli strati del gesto per riconoscersi nel grumo vorticoso dell’energia, con silenzio, con respiro, con musica”.