Antonella Costa racconta così la
“sua” Oniria. Un lavoro che è
pronto e che attende la rappresentazione.
Una figlia sogna il padre.
Pochi istanti dilatati nei quali si
condensa un’impossibile, infranta
storia d’amore. Durante il sogno la
figlia si mostra convinta di star modellando
la figura del padre secondo
il proprio intendimento: ma in realtà
perde ogni controllo su di lui e su se
stessa, mentre cerca in tutti i modi
di ricostruire, incollando un suono a
un’identità, a un’anima, a un viso, un
padre che le sfugge. Dopo aver rievocato
avvenimenti fondamentali della
propria vita e aver illustrato la propria acquisizione di una tecnica perfetta per
lasciarsi cadere, di fronte a un fatto inatteso, atroce, la figlia resta disarmata,
inconscia di sé, e non riesce più ad esprimersi se non in forma poetica, in cui
i simboli si accumulano fino a un punto estremo, prima che il sogno venga
distrutto dal risveglio. La figlia non è una bambina. Però non si sente neppure
del tutto donna; parla con sicurezza assoluta di tutto ciò che ignora, ma delle
cose più concrete dubita. Si esprime in un modo tutto suo, in un linguaggio a
volte scolastico, un po’ antiquato, innecessariamente adorno, cui si mescolano
termini estremamente colloquiali e grossolani. Il padre non è interpretato
da un attore, ma prende corpo in uno strumento, una fisarmonica, a sua volta
agìta da un musicista. La presenza di questo strumento in particolare ha origine
da un insieme di qualità che vengono attribuite a questo padre, al suono
che rappresenterebbe il suo particolare modo di esistere. Un suono universale,
complesso, antico, androgino, ciclotimico, appassionato, discreto, stridente,
eclettico, allegro, melanconico, rabbioso: un suono che respira, un suono
vivo. Un suono che non è il semplice veicolo di una partitura, ma di ogni nota
eseguita offre una nuova interpretazione, una versione unica ed esclusiva.
Se bisogna riassumere il padre in un suono, questo deve riunire in sé tutte
quelle caratteristiche. Se questo suono raggiunge la figlia, deve inquietarla,
sedurla, ispirarla, sconcertarla, divertirla e aggredirla, tutto in egual misura.
Attraverso la sua interpretazione, il testo mira a un senso musicale.
Il padre e la figlia non parlano tra loro: tuttavia dialogano, discutono,
nel solo modo in cui sanno e possono farlo, per mezzo
della musica.